La democrazia si nutre di partecipazione.

In Italia, però, ci sono 3.700.000 persone che non possono partecipare alla vita politica.

Qui studiano o lavorano, pagano le tasse, vivono. Molte sono  addirittura nate in Italia, ma non possono votare, né essere votate, perché non hanno la cittadinanza italiana.

PER UNA VERA INCLUSIONE

Una comunità è tanto più solida e sicura quanto più è capace di garantire i diritti umani fondamentali e la pari dignità a tutta la sua popolazione. 

Le persone con cittadinanza extra europea, di prima e di seconda generazione, sono parte integrante della società italiana ed europea. Estendere i diritti di elettorato attivo e passivo  nelle elezioni comunali significa permettere l’effettiva partecipazione dei cittadini extra europei alla vita pubblica della comunità locale di cui fanno parte, perché elezioni democratiche a cui parte degli amministrati non può partecipare non sono rappresentative della realtà sociale nella sua interezza.

CE LO CHIEDE L’EUROPA

La Convenzione di Strasburgo del 5 febbraio 1992 e la Risoluzione del Parlamento Europeo del 15 gennaio 2003 (Capo V, p. 136) invitano gli Stati membri dell’Unione ad “estendere il diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni locali e al Parlamento Europeo a tutti i cittadini di Paesi terzi che soggiornano legalmente nell'Unione Europea da almeno 5 anni”, lasciando la possibilità di abbreviare tale periodo, ma non di allungarlo. 

Negli anni scorsi vari consigli comunali italiani hanno deliberato a favore di questa estensione del diritto di voto, ma le delibere sono state impugnate dal Governo, su parere del Consiglio di Stato, e annullate. 

Molti Paesi dell’Unione Europea riconoscono già pienamente questo diritto, come Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Irlanda, Islanda, Lituania, Lussemburgo, Olanda, Slovacchia, Slovenia, Svezia, Ungheria. Altri, come Portogallo, Spagna, Germania, lo riconoscono solo parzialmente.

Basta discriminazioni:  per una vera inclusione estendiamo il diritto di voto alle elezioni locali ai cittadini extra europei residenti da almeno tre anni

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Dicono di Noi - Rassegna Stampa

FAQ - Vivo, Lavoro, Voto!

Cosa si vuole proporre in concreto con la petizione?

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Estensione di diritto di voto a cittadini non italiani residenti nel comune da 3 anni in linea con la Risoluzione approvata dal Parlamento Europeo il 15 gennaio 2003 (Capo V, p. 136), che invita gli Stati membri ad "estendere il diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni locali e al PE a tutti i cittadini di Paesi terzi che soggiornano legalmente nell'Unione Europea da almeno 3 anni" e sulla scorta delle esperienze di Svezia, Norvegia, Danimarca, Olanda, Irlanda e Spagna che già riconoscono pienamente questo diritto e di altri paesi dell’Unione che lo riconoscono almeno parzialmente.

Perché è stata scelta questa campagna?

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Perché è in linea con i valori e le policy di Volt Europa (vedi documento visione e mapping of policies) nonché con le ultime policy approvate in tema di cittadinanza.

Questa è una campagna nazionale di Volt Italia?

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No, anche se interessa tantissimi territori, è un'iniziativa che parte da alcuni team locali come Milano, Bologna, Modena, Matera, Novara, la Toscana e il Piemonte hanno unito le forze. Serve per dare visibilità al tema dei diritti e concessione della cittadinanza italiana alle tante persone presenti nel paese non riconosciute come italiane, soprattutto per quanto riguarda le seconde generazioni.

La risposta del comune avrebbe un valore vincolante?

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No, è uno strumento di pressione politica.

Perché non fare una iniziativa di legge popolare

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Perché una legge di iniziativa popolare richiede un minimo di 50.000 firme autenticate. E ne esiste una, ‘ero straniero’ - proposta dai radicali italiani - che nel 2017 ha raccolto 90.000 firme a supporto- depositata alla camera e ‘bloccata nei cassetti’.

Per la privacy?

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Esiste doppia firma sul modulo che potete visualizzare qui